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La compagnia

LA STORIA

COMPAGNIA MAURI STURNO

Nel 1981 Glauco Mauri e Roberto Sturno fondano la Compagnia Glauco Mauri, divenuta poi Compagnia Mauri Sturno; Il signor Puntila e il suo servo Matti di Bertolt Brecht, da loro interpretato, con la regia di Egisto Marcucci, è il primo spettacolo prodotto.

In 40 anni di ininterrotta attività la Compagnia porta sulle scene alcuni degli spettacoli di maggior successo del teatro italiano, premiati numerose volte con il “Biglietto d’oro Agis”, e molteplici sono stati i premi assegnati a Glauco Mauri e Roberto Sturno per i loro meriti artistici.

Fra le sue oltre 40 produzioni: Re Lear e La Tempesta di Shakespeare, Edipo Re – Edipo a Colono di Sofocle, Faust di Goethe, Delitto e castigo e L’idiota di Dostoevskij, Enrico IV e Tutto per bene di Pirandello, Il Bugiardo di Goldoni, Don Giovanni di Molière, Il rinoceronte di Ionesco, Philoktet di Heiner Müller, Una vita nel Teatro di David Mamet e I quaderni di conversazione di Ludwig van Beethoven, scritto, interpretato e diretto da Glauco Mauri.

Negli ultimi anni la compagnia ha prodotto: Variazioni enigmatiche e il Vangelo secondo Pilato di Eric-Emmanuel Schmitt, L'inganno (Sleuth) di Antony Shaffer, Quello che prende gli schiaffi di Leonid N. Andreev, Da Krapp a Senza parole, raccolta di atti unici di Beckett, Una pura formalità, dal film di Giuseppe Tornatore, Quattro buffe storie, che raggruppa gli atti unici: Cecè e La patente di Pirandello, Domanda di matrimonio e Fa male il tabacco di Cechov.

Per il triennio 2015/2017 il grande impegno del PROGETTO EDIPO. Progetto volto ad analizzare più compiutamente la figura di Edipo, con la messinscena dei due sommi capolavori di Sofocle: Edipo Re e Edipo a Colono, con la regia di Andrea Baracco il primo e la regia di Glauco Mauri il secondo, un confronto generazionale, esempio di collaborazione e di continuità indispensabili per il futuro del teatro; e, organizzato con l’Università degli Studi Roma Tre, il reading Edipo il Mito, nel teatro, nella letteratura, nella musica.

Nel 2017/2018 la compagnia ha prodotto: il capolavoro di Beckett Finale di partita con la regia di Andrea Baracco, En attendant Beckett, un percorso multimediale di atti unici, brani dalle opere, radiodrammi e poesie del grande autore irlandese, ideato da Glauco Mauri con Roberto Sturno e la collaborazione di Andrea Baracco, e Il Canto dell’Usignolo, poesia e teatro di William Shakespeare, recital-omaggio al grande poeta inglese.

I Fratelli Karamazov di Dostoevskij è la nuova produzione per la stagione 2018/2019, con la regia di Matteo Tarasco, protagonisti Roberto Sturno e Glauco Mauri, ora nel ruolo del Padre, dopo aver intepretato Smerdiàkov a soli 23 anni nel 1953.

Il 10 gennaio 2020 al Teatro della Pergola di Firenze debutta Re Lear, la più titanica della tragedie di Shakespeare, con la regia di Andrea Baracco. Glauco Mauri affronta per la terza volta - primo allestimento nel 1984 e secondo nel 1999, sue le due regie per un totale di 500 repliche - il ruolo di Lear, donando al vecchio re la grande ricchezza umana che gli anni gli hanno regalato. Roberto Sturno, al suo fianco anche nelle due passate edizioni nel ruolo del Matto, è ora il tormentato conte di Gloucester.

Dal 5 marzo 2020 sono state annullate le date della tournée sia per Re Lear che per I Fratelli Karamazov, a causa della chiusura dei teatri dovuta alla pandemia Covid19.

Nel febbraio 2021, con i teatri ancora chiusi, la RAI - canale Rai5 - registra e trasmette l'omaggio a Shakespeare Il Canto dell'Usignolo.

Alla riapertura dei Teatri la Compagnia debutta il 26 maggio 2021, in “prima nazionale” al Teatro Strehler di Milano con un nuovo allestimento di Variazioni Enigmatiche di Eric-Emmanuel Schmitt con la regia di Matteo Tarasco.

Testimonianza di Dario Del Corno, amico e collaboratore di Glauco Mauri e Roberto Sturno nella traduzione e adattameno di molti testi messi in scena insieme, scomparso nel gennaio 2010, scritta in occasione del ventesimo anniversario della compagnia:

“Sofocle, Shakespeare, Molière, Goethe, Pirandello, Beckett: vette del teatro di ogni tempo e paese, e altrettanti capisaldi dell'attività di Glauco Mauri e della sua Compagnia, nelle molte stagioni ormai trascorse a partire dall'anno 1981, quando Mauri decise di percorrere una strada propria e autonoma. Come attore e come regista era affermato e ricercato da ogni teatro; che cosa lo spinse ad intraprendere la strada rischiosa e scomoda della responsabilità economica e gestionale, in un tempo tanto difficile per la vita teatrale? La risposta si ricava dai risultati stessi di questa lunga esperienza: a sollecitare la passione teatrale di Mauri verso la nuova organizzazione della propria attività non fu altro che un'esausta ricerca della qualità poetica dello spettacolo, unita alla consapevolezza che soltanto la totale indipendenza delle strutture e delle scelte avrebbe potuto garantire la libertà degli intenti artistici.

Mauri si avvia a raggiungere il traguardo dei due decenni di capocomico, al fianco di Roberto Sturno che lungo tutto questo periodo è stato il suo prezioso collaboratore sia sul palcoscenico sia negli ardui problemi dell'organizzazione; e la sua Compagnia ha definitivamente affermato una peculiare capacità di affrontare i testi sommi della storia del teatro con una propria sigla interpretativa. La scrupolosa competenza della fase propriamente drammaturgica, la raffinata elaborazione degli apparati scenici e visivi, l'intensità del segno registico dove si contemperano le esigenze dell'intelletto e dell'emozione, e soprattutto la creatività sempre nuova e ponderata della recitazione: a tutti questi valori si raccomanda il comune riconoscimento di una sostanziale eccellenza, che è il contrassegno d'onore della Compagnia e del suo artefice.

Sono ormai alcune decine di titoli portati sulla scena, e qualche migliaio di recite - e quanti siano stati gli spettatori, è difficile calcolare. Ma il favore del pubblico ha un significato peculiare, che va ben oltre il dato puramente quantitativo. Nel problematico corso del teatro di oggi, logorato dall'invecchiamento del repertorio di media qualità e dalla povertà di nove proposte, l'attenzione di Mauri per i grandi gesti del passato classico e delle epoche più recenti indica una strada maestra per la vitalità del teatro, o per la sua stessa sopravvivenza. La lunga storia del teatro europeo, iniziata or sono due millenni e mezzo in Grecia, ha trovato un potente stimolo di continuità nel rapporto fra la tradizione e l'innovazione. Il testo si ricrea perennemente nel momento interpretativo; e quando la tensione verso la qualità dell'arte si accompagna a entrambe queste fasi e le fonde nell'esemplarità dell'evento scenico, il teatro trova in sé l'energia per superare la concorrenza di più labili forme di evasione. Nel gioco severo della scena, esso riafferma la propria insostituibile funzione di modello per comprendere l'umana esistenza, poiché il teatro, come ama affermare Glauco Mauri, non insegna, ma aiuta a vivere”.  (Dario Del Corno)