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Minetti – ritratto di un artista da vecchio

Minetti. Ritratto di un artista da vecchio.
Minetti. Ritratto di un artista da vecchio.

Glauco Mauri in una scena dello spettacolo

Debutto: Teatro della Pergola di Firenze _ 10 gennaio 2023

Programmazione 2023/2024

21 gennaio 2024 / Fabriano (An)  _ Teatro Gentile da Fabriano

23-28 gennaio 2024 / Milano  _ Piccolo Teatro Strehler

9-11 febbraio 2024 /Caserta _ Teatro Comunale "Parravano"

(lo spettacolo nei mesi gennaio e febbraio 2023 è stato rappresentato al Teatro della Pergola di Firenze e al Teatro Argentina di Roma insieme allo spettacolo "Il riformatore del mondo" nell'ambito del progetto "Interno Bernhard")

Stagione 2022/2023 

Cast

Glauco Mauri
Roberto Sturno
Stefania Micheli
Federico Brugnone
Zoe Zolferino
Pietro Bovi
Giuliano Bruzzese

Stagione 2023/2024 

Cast

Glauco Mauri
Stefania Micheli
Federico Brugnone
Danilo Capezzani
Francesca Trianni
Pietro Bovi
Giuliano Bruzzese

interno Bernhard

Minetti. Ritratto di un artista da vecchio

Glauco Mauri dà corpo e voce a Bernhard Minetti, grande attore tedesco del secolo scorso, scopritore del teatro tragicomico e crudele di Thomas Bernhard e interprete di molti dei suoi testi, a cui l’autore ha dedicato la commedia con il suo nome e sottotitolata Ritratto di un artista da vecchio. Vita immaginaria di un guitto ormai vecchio e disilluso che mentre aspetta nella notte di capodanno, in una anonima hall d’albergo di portare in scena per l’ultima volta Re Lear, si abbandona ai ricordi, riflette sulla propria vita, sul suo mestiere d’attore, sugli intriganti meccanismi del teatro, odia la letteratura classica e lancia giudizi spietati su una società sempre più confusa e su un teatro sempre più privo di senso.

In scena con Glauco Mauri, Stefania Micheli, Federico Brugnone, Francesca Trianni, Pietro Bovi, Giuliano Bruzzese. Lo spettacolo si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, le musiche di Giacomo Vezzani e Vanja Sturno, le luci di Umile Vainieri.

Note di regia 

Tutte le volte che ho letto un romanzo, un racconto, un testo di teatro, o anche soltanto osservato una sua foto, con quella sua figura slanciata e fasciata in un abito nero, Thomas Bernhard, mi ha dato sempre la sensazione di essere qualcuno da cui è meglio stare alla larga. Bernhard è di pessimo umore, mi ritrovo a pensare, è un osso duro, e non fa nulla per nasconderlo. La sua prosa non permette al lettore di “bluffare”. Con altri autori ti puoi distrarre tanto poi recuperi, con Bernhard non lo puoi fare, se l'attenzione ti salta, se per un attimo la pigrizia prende il sopravvento, lui ti volta le spalle e basta.

Quello che c'è di sensazionale nella sua scrittura è che i suoi personaggi, non sembrano affatto allontanarsi da questo, anzi sembrano essere l'incarnazione della sensazione di cui dicevo sopra.  Tra i più iconici nella drammaturgia della seconda metà del '900, non fanno assolutamente nulla per essere amati: il loro prepotente flusso verbale non lascia spazio al dialogo; la vocazione distruttiva nei confronti di ogni cosa o persona li circondi, non può che produrre una feroce e agognata solitudine. In poche parole, non sembra per loro esserci risarcimento possibile davanti alla beffa dell'esistenza.

La scena su cui si aprono le pagine o si levano i sipari di Bernhard è quella del day after: l’esplosione è già avvenuta, è ormai lontana. Il mondo, intatto solo in apparenza, è scardinato in profondità: follia, gelo, malattia e devastazione; ruota come impazzito seguendo un’orbita indecifrabile e assurda. Il superstite, con facoltà di parola, si pone di fronte a questo caos, a questo perturbamento: tenta di decifrarlo, di contrapporglisi, persegue questo scopo con folle determinazione, pur essendo conscio che porterà soltanto alla dissoluzione fisica e mentale. L'unica possibilità di sopravvivenza sembra essere allora la ricerca della perfezione in campi che fino a poco tempo fa erano il luogo della bellezza, del senso; il teatro, la musica, la letteratura, la filosofia. Ed ecco allora il grande attore Minetti in attesa di recitare per l'ultima, sublime volta, il suo memorabile Lear  (Andrea Baracco)

durata dello spettacolo: 1 ora 

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